VILLAGGIO RESIDENCE CAPO D'ARENA

VIA CAPO D'ARENA, LOCALITA' FORNACE Pisciotta SA Campania
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Animali Ammessi

  • Cani taglia Piccola
  • Cani taglia Media
  • Gatti
  • Altri Animali

Servizi per Animali

  • Ciotole
  • Veterinario
  • Cibo

Servizi Struttura

  • Accesso Disabili
  • Aria Condizionata
  • Accetta Carte di Credito
  • Ristorante
  • Parcheggio Privato
  • Piscina
  • Navetta/Trasferimenti
  • Spiaggia Privata
  • Giardino
  • Spazio Giochi Bimbo
  • Tv
  • Culla per Bambini

Descrizione

Le vostre vacanze in una posizione esclusiva, a picco sul mare sulla scogliera del Cilento, a pochi passi da Capo Palinuro e dal borgo medioevale di Pisciotta.

A picco sul mare a mt 50 di altezza in località Caprioli a 2 km da Palinuro. Alcuni ambienti del villaggio dispongono di balconata panoramica che permette di assaporare al meglio le innumerevoli sfumature di colori, che il mare sottostante trasmette.

Il villaggio, quasi interamente sotto ulivi secolari, dispone di appartamenti prefabbricati e in muratura con riscaldamento, aria condizionata ed angolo cottura e servizi privati


Nei Dintorni

La costa del mito, dove già sbarcarono gli antichi greci.

Decine di chilometri di costa rocciosa alternata a spiagge e cale dalle acque cristalline ed incontaminate.

Capo Palinuro: uno spettacolo di roccia sopra e sotto il mare

Capo Palinuro, proteso nel mare con la sua straordinaria forma a pentadattilo, è uno dei tratti di costa più belli dell'intera Campania, con le sue rocce che cadono a picco nel mare da oltre 50 metri.

Tra le mille spaccature nelle rocce, sopra cui svetta il faro di Capo Palinuro, nidificano numerose varietà di uccelli e crescono piante e fiori tipici del clima mediterraneo.

Ma il vero tesoro di Capo Palinuro è sotto il livello del mare: ben 32 grotte, paradiso dei sub, delle quali le più importanti sono la grotta azzurra, chiamata così per gli spettacolari giochi di luce sull'acqua, la grotta d'argento e quella sulfurea, che racchiude una sorgente di acqua sulfurea.

Grotta Azzurra

E' la cavità più famosa, ampia e ricca di vita. I due ingressi subacquei del percorso, che attraversa Punta Quaglia, distano 90 metri. la profondità massima è di 33 metri. La morfologia della cavità è alquanto articolata. Nel lato nord del tunnel principale si apre un ramo laterale, con fondo limoso, in forte risalita che termina dopo 18 metri di percorso ad una quota di 15 metri. Dal lato sud-est della sala centrale e al termine del tunnel principale si apre la grande Sala della Neve.

Sala della Neve

La grande Sala della Neve ha dimensioni di 26 x 45 metri. Sul suo pavimento c'è una zona caratterizzata da 3 depressioni a forma di imbuto con fondo a quota 17 metri e 23 metri e fianchi ricoperti da ciottoli e piccoli massi. Da una di queste depressioni fuoriesce la sorgente sulfurea principale. Da questa sorgente principale fuoriesce un flusso d'acqua sulfurea che sale, ben visibile, in verticale con un diametro di circa 70/80 cm. E una velocità stimabile di 15 mt/minuto. E un flusso d'acqua considerevole che va ad accumularsi, per minore densità, sotto una sorte di cupola nella parte alta della sala. Qui si aduna uno strato di acque sulfuree (temperatura + 24° C) che sovrasta la normale acqua di mare. Le pareti interessate dall'acqua sulfurea sono ricoperte da una spessa pellicola, talora sfilacciata, bianca di solfobatteri e flocculi che si staccano dal soffitto per effetto delle bolle scaricate dai subacquei. Di qui l'effetto nevicata!

La cattedrale

Grande cavità sommersa con 4 cupole d'aria interna. E' molto lavata dal mare con pavimento liscio e scarsa vita sulle pareti. Dopo un percorso subacqueo si emerge in diverse cavità subaeree. Si possono notare alcuni fenomeni legati alla grotta, quali il nanismo di certi organismi rispetto ad altre condizioni e la depigmentazione delle spugne del genere Petrosa. Questa grotta è caratterizzata da interessanti forme di concrezionamento.

La spiaggia delle dune fossili

In località Saline si possono ammirare spettacolari esempi di dune fossili che costituiscono un ambiente naturale molto particolare, popolato da organismi vegetali che nell'insieme costituiscono una fitocenosi unica, estremamente sensibile ai disturbi antropici e, pertanto, da salvaguardare.

Come si sono formate queste dune? Tra il Cretacico inferiore (130 milioni di anni) e il Pleistocene (2 milioni di anni), ad ogni alluvione le acque pluviali trasportarono in mare grande quantità di materiali terrigeni. Questi crearono lungo la costa, e per un ampio tratto nel mare, una nuvola di torbida che, con tempi variabili a seconda della grandezza granulometrica dei materialitrasportati, si depositò sui fondali profondi.

Per primi si depositarono i granuli più pesanti, poi quelli via via più leggeri, fino alle polveri argillose. Quando le acque del mare tornavano limpide, iniziava una sedimentazione di tipo marino, prodotta da microrganismi, che copriva il tutto con uno strato di materiale calcareo più o meno spesso, a seconda del tempo che trascorreva prima che un'altra alluvione intorbidisse quel tratto di mare, e ripetesse una nuova serie di depositi. Con le trasgressioni marine (quando il mare occupava territori precedentemente emersi), quindi unitamente al fenomeno connesso al sollevamento appenninico, cui è tuttora interessata la nostra penisola, le masse suddette di depositi, formatesi dalla sovrapposizione di queste serie di strati, sono state traslate sulla piattaforma carbonatica preesistente. Su questa nuova configurazione paesaggistica del versante N-O della penisola silentina, i fiumi preesistenti, qualche volta modificati nelle loro antiche giaciture per i sopravvenuti eventi geomorfologici, hanno continuato l'antico lavoro di erosione del terreno, e di trasporto in mare dei materiali erosi. Sono state così depositate quelle sabbie e quei ciottoli in formazione di dune spiaggiate dal mare, rimaste come testimonianza fossile di una delle tante variazioni di livello di questo mare imposte dalle glaciazioni o dal profilo del territorio in sollevamento.

E' possibile visitare le dune presentate nella foto in località Saline, nei pressi dello stabilimento balneare "Le Dune".

Vuoi approfondire su Palinuro?- www.cilentonelmondo.it- www.capopalinuro.it- www.comune.centola.sa.it


Nei Dintorni con Animali

Nell'interno della costa del mito, antichi borghi nelle cui vie si respirano gli odori e le sensazioni di un passato lontano: Pisciotta, antico borgo medioevale tutto da scoprire.

Borgo di Pisciotta

Sulla parte più alta di un colle, degradante dolcemente verso il mare, è Pisciotta: le fa corona un manto ininterrotto di maestosi secolari olivi, veri monumenti della natura. Il paese conserva inalterata la struttura urbanistica, tipicamente medioevale, con il castello posto sulla sommità e, attorno ad esso, le case, addossate le une alle altre, a formare un tutt'uno per la difesa dai pirati oppure da eserciti e bande ostili.

L'origine del paese è probabilmente da collocarsi verso l'anno 900, allorché, distrutta dai Saraceni l'antica Pixus, alcuni suoi abitanti si rifugiarono qui e vi fondarono una piccola Pixus, ossia Pixoctum. Pisciotta è già feudo nel XII secolo: apparterrà tra l'altro ai Caracciolo e poi ai Sanseverino. Nel 1522 inizia la costruzione del convento francescano, di cui restano oggi la torre campanaria epochi altri ruderi. Il feudo viene acquistato nel 1554 da don Sancio Martinez de Leyna, capitano generale delle galee del Regno di Napoli, il quale inizia la costruzione delle torri costiere per difendere il territorio dall'assalto dei Turchi. Nel 1602 sono signori di Pisciotta i Pappacoda, che terranno il feudo, divenuto frattanto Marchesato, fino al 1806. Si deve a loro la costruzione del Palazzo, edificato sui resti dell'antico castello, di cui ingloba una parte, sul lato Ovest.

Dal 1635 al 1639 il vescovo Luigi Pappacoda trasferisce a Pisciotta la sede vescovile. Nei secoli XVI e XVII il paese subisce pesanti attacchi ad opera dei pirati barbareschi e Turchi; successivamente è preso di mira principalmente da bande di briganti, tra i quali il famoso Fra' Diavolo. E' del '500 la maestosa Chiesa, intitolata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, che conserva opere preziose, tra cui un quadro di S. Francesco, miracolosamente scampato all'incendio appiccato al convento dai Turchi nel 1640.

Agli inizi del '700 Pisciotta è il paese più popolato del Cilento: notevole l'economia, basata soprattutto sulla produzione d'olio d'oliva, ma anche di traffici commerciali, in particolare marittimi, che avvengono dal suo porto, uno dei pochi esistenti a sud di Salerno.

Oggi Pisciotta affida alla produzione olivicola - famoso l'ulivo "pisciottano" - e soprattutto alle sue bellezze naturali ed al clima eccezionalmente mite, il suo futuro.

Parco Nazionale dal 1991 tutela uno dei territori naturalistici più belli del sud Italia, in un area molto estesa che va dall'alta montagna sino alle spiagge di Palinuro, con innumerevoli varietà di specie animali.

Il parco

Fondato nel 1991, comprende un territorio molto esteso della Campania meridionale, delimitato a nord dalla piana di Paestum, a est dal Vallo di Diano, a ovest e a sud dal mar Tirreno (a sud più precisamente è bagnato dalle acque del golfo di Policastro).

L'area del Parco non è soltanto ampia, ma anche variegata, perché comprende sia ambienti montani, con cime che vanno dai 1898 m del monte Cervati ai 1130 del monte Stella, sia ambienti collinari, sia ambienti marini di grande bellezza e varietà, tra cui spicca il capo Palinuro. La natura è ancora selvaggia e incontaminata, soprattutto nelle zone più remote, percorse da rare strade. Pure, quasi che il tempo si sia magicamente fermato, i ricordi di antiche civiltà e di città scomparse sono frequenti e imponenti.

Flora e fauna

La flora e la fauna del Parco sono uniche. Non appena se ne varcano i confini, scendendo dalle montagne verso il mare, si è come aggrediti dal profumo intenso della macchia mediterranea, dell'euforbia arborea, dell'elicriso, del cisto, del lentisco, del mirto e del rosmarino.

A primavera i colli si indorano della gialla e profumata ginestra spinosa e in mezzo all'erba umida di rugiada fioriscono le orchidee. Ma il simbolo del Parco è forse proprio la primula di Palinuro, che prende il nome, come l'omonimo capo, dallo sfortunato nocchiero di Enea, che la leggenda volle rapito da quelle acque limpide ma selvagge, a causa di un sonno traditore. La primula cresce dalle fessure delle rocce del promontorio e sulla costa dei dintorni, in un raggio di non più di cinquanta chilometri. Essa è ritenuta dai botanici una rarità biologica, quasi un fossile vivente, ed è considerata la capostipite di tutte le primule spontanee europee, l'unica che abbia scelto di vivere in riva al mare. Fiorisce molto presto, alla fine dell'inverno, non appena l'aria della precoce primavera del Cilento fa presagire la gloria dell'estate che verrà.

Siti internet di riferimento:

www.cilentonelmondo.it www.pncvd.it digilander.libero.it/verdecammina